Programma Educazione alla Pace presentato da Tindara Ignazzitto - Consulta per la Pace di Palermo

Programma di Educazione alla Pace - TPRF

venerdì 23 novembre 2012

6 dicembre, Palermo: Lavoro e diritti in Italia. Migranti in lotta nelle compagne meridionali

6 dicembre 2012 , ore 18.00 

ARCI Malausséne, via principe di Resuttana 4
(vicino san Francesco d'Assisi) Palermo

LAVORO E DIRITTI IN ITALIA
Migranti in lotta nelle campagne meridionali"

La rivolta dei braccianti africani scoppiata nell'estate 2011 in Puglia per difendere i diritti più elementari ha portato alla luce i perversi rapporti tra latifondisti italiani, caporali stranieri al loro servizio e manodopera pesantemente ricattata e sfruttata, costituita oggi da migranti privi di qualsiasi tutela in campo lavorativo e sociale. La loro azione, frutto di una presa di coscienza nata da condizioni di lavoro neoschiavistiche, smaschera un sistema di produzione finora inattaccabile, in cui si rinnova - in chiave internazionale - l'antico potere mafioso. Questo può avvalersi oggi, oltre che di antiche connivenze istituzionali, di un nuovo strumento, quale l'attuale normativa sull'immigrazione. Al di là dei temporanei successi e della rinnovata oppressione, quella dei migranti dà l'avvio ad una nuova stagione di lotta per i diritti nel nostro paese, davvero irrinunciabile, da cui non si torna più indietro. 

Incontro con YVAN SAGNET
portavoce dei braccianti in sciopero di Nardò
FLAI CGIL
autore del libro
"Ama il tuo sogno - Vita e rivolta nella terra dell'oro rosso"
partecipano
ALFONSO DI STEFANO, Rete Antirazzista Catanese
RINO RAIMONDO E MARIANNA PATTI, Rete Antirazzista Siciliana, Alcamo

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A seguire cena sociale somala

Durante l'estate 2011, come avviene da anni, centinaia di braccianti africani si trovano a Nardò, ennesima tappa della loromigrazione tra i terreni di raccolta del meridione: a maggio le patate a Cassibile, luglio e agosto pomodori e angurie in Puglia, settembre e ottobre vendemmia e olive nel trapanese, inverno agrumi in Calabria. Ovunque le stesse condizioni abitative: ricoveri di fortuna senza i minimi servizi. Ovunque le stesse condizioni di sfruttamento: orari impossibili, paghe minime (non sempre corrisposte), ricatti dei caporali. Avere i documenti in regola non fa quasi mai differenza.

Qualcosa è accaduto a Castel Volturno nel settembre 2008, a Rosarno due mesi dopo e poi ancora a gennaio 2010: i lavoratori stranieri si ribellano ai soprusi e alla mafia, alzando la testa come gli italiani spesso non sanno fare. E a Nardò la rivolta trovanuove forme: uno sciopero spontaneo e prolungato che vede i braccianti - tunisini, sudanesi, burkinabè, ghanesi - fare resistenza contro i ricatti dei caporali che volevano ulteriormente peggiorare le loro condizioni di lavoro e contro i loro mandanti (fino allora nell'ombra), i datori di lavoro, tra loro legati - risulterà dalle indagini scaturite dalle denunce - da legami mafiosi.

La lotta ha avuto consistenza e durata grazie al supporto - logistico e politico - delle organizzazioni di volontari che da anni sul territorio agivano per fornire servizi e creare coscienza politica tra i migranti. E' stata dura, ma ha fruttato - finalmente - una legge nazionale contro il caporalato. Ha dato a tanti la forza di denunciare e messo di fronte istituzioni pubbliche colluse (molti enti locali e non) e sane (magistratura). Molti contratti sono stati firmati. Ventidue persone denunciate, sedici arrestate, tra cui dieci datori di lavoro tra i più potenti. Il processo è in corso.

Naturalmente la reazione c'è stata. Nel 2012 a Nardò gli scioperanti più in vista non hanno trovato lavoro e gli altri non hanno mutato di molto le loro condizioni. La prefettura ha fatto chiudere l'unica masseria attrezzata per l'accoglienza "per motivi di sicurezza" e i braccianti sono di nuovo accampati nei ruderi e sotto gli alberi, sottopagati, spremuti e ricattati.

Ma le cose non saranno più le stesse. Per gli africani e per gli italiani, che hanno capito - o incominciano a capire - che ilrispetto dei diritti riguarda tutti, perché è nel nostro paese che vengono negati. Oggi agli africani come ai braccianti meridionali decenni fa, quando le condizioni di sfruttamento e l'oppressione mafiosa ne ha spinti tanti ad emigrare. E' nostro interesse quindi - prendendo spunto dalla lotta dei lavoratori africani - riprendere l'offensiva contro il potere padronale e mafioso, anche supportando i lavoratori con informazione sui loro diritti, assistenza legale, sostegno politico sui luoghi di lavoro, con informazione diffusa sull'origine "maledetta" dei cibi che arrivano sulla nostra tavola, con lo sviluppo di una nostra coscienza sociale.

E' il progetto - politico e personale - di Yvan Sagnet, che dal Camerun è giunto in Italia - suo mito - per motivi di studio e qui ha trovato una realtà da incubo che lui e molti di noi non immaginavano certo. Avendo più strumenti culturali dei suoi compagni di lavoro si è trovato ad assumere il ruolo di portavoce e in definitiva di leader della rivolta di Nardò, esponendosi così a notevoli rischi, data la pericolosità del nemico, ed al risentimento di coloro che si aspettavano risultati concreti e immediati da una lotta che - purtroppo - compie ancora i primi timidi passi.

Sta a noi, a tutte le forze che in questo paese si battono contro le logiche dominanti della politica e dell'economia, sostenere lalotta dei braccianti - migranti e non - con tutti gli strumenti che possiamo mettere a disposizione.

Discutiamone insieme. E' solo l'inizio.