ROMA - La popolazione italiana ha raggiunto quota 60 milioni 45 mila 68 individui. Dal 2002 al 2008 gli individui residenti in Italia hanno superato la soglia dei 60 milioni di abitanti, esattamente cinquanta anni dopo il superamento dei 50 milioni di abitanti, avvenuto nel 1959. Lo evidenzia l'ultimo bilancio demografico diffuso dall'Istat, che registra come la cifra sia dovuta all'apporto degli immigrati. La popolazione di cittadinanza italiana, infatti, è diminuita di 400 mila unità, mentre quella straniera è aumentata di 2 milioni e 720 mila unità.
Gli stranieri. Aumenta in Italia la percentuale di cittadini stranieri residenti che secondo l'Istat è pari al 6,5%. Nel 40,3% dei comuni italiani la popolazione è cresciuta grazie agli immigrati, che con il loro arrivo hanno compensato anche la diminuzione delle nascite e l'invecchiamento della popolazione. Nelle Regioni del Nord, due bambini su dieci, nati nel 2008 (il 19% del totale), sono figli di cittadini stranieri tale incidenza è leggermente più bassa nelle regioni del Centro, dove i neonati non autoctoni sono il 14%, mentre è assai più ridotta nel Mezzogiorno: qui i bambini figli di immigrati occupano solo il 3,4% delle culle. Le migrazioni, si legge nel rapporto, "hanno avuto un effetto di trascinamento per il movimento naturale", attraverso un incremento delle nascite, più marcato nelle regioni nelle quali la presenza straniera è divenuta più stabile e radicata.
Le nazionalità. Sui primi tre gradini del podio, per nazionalità di provenienza, si trovano: rumeni (780 mila), albanesi (440 mila) e marocchini (400 mila). Gli stranieri provenienti dalla Cina, per ora, si devono accontentare della medaglia di legno con soli 170 mila connazionali che abitano il Belpaese. La migrazione in Italia è comunque "sempre più multietnica", anche se diminuiscono i flussi dei cittadini europei neocomunitari (rumeni), a favore di una maggiore incidenza di quelli provenienti da Paesi extra Ue (Moldova, Ucraina, India
Tutto in famiglia. Chi vive stabilmente nella penisola preferisce farlo in famiglia. Le famiglie anagrafiche sono 24 milioni e 614 mila, e corrispondono al 99,5% della popolazione. Famiglie, però, poco affollate. Il numero medio di componenti si ferma a 2,4. Il valore minimo si registra in Liguria con nuclei di 2 persone il massimo in Campania con 2,8 familiari sotto lo stesso tetto. Mini-famiglie, quindi, anche a causa dell'aumento delle separazioni (+1,2%) e dei divorzi (+2,3%) rispetto al 2006.
Fuga dal Sud. Nei 12 grandi comuni con popolazione superiore ai 250 mila abitanti risiedono poco più di 9 milioni di abitanti, pari al 15,1% del totale. Ma mentre nei grandi comuni del Nord e del Centro, con la sola eccezione di Milano, la popolazione aumenta progressivamente, tutti i grandi comuni del Mezzogiorno stanno perdendo abitanti. La maglia nera spetta a Napoli con una diminuzione dell'1%. Il capoluogo campano, però, insieme a Palermo e Roma, rappresenta un'eccezione per quanto riguarda la crescita naturale: negativa in tutti gli altri grandi comuni della Penisola.
Gli stranieri. Aumenta in Italia la percentuale di cittadini stranieri residenti che secondo l'Istat è pari al 6,5%. Nel 40,3% dei comuni italiani la popolazione è cresciuta grazie agli immigrati, che con il loro arrivo hanno compensato anche la diminuzione delle nascite e l'invecchiamento della popolazione. Nelle Regioni del Nord, due bambini su dieci, nati nel 2008 (il 19% del totale), sono figli di cittadini stranieri tale incidenza è leggermente più bassa nelle regioni del Centro, dove i neonati non autoctoni sono il 14%, mentre è assai più ridotta nel Mezzogiorno: qui i bambini figli di immigrati occupano solo il 3,4% delle culle. Le migrazioni, si legge nel rapporto, "hanno avuto un effetto di trascinamento per il movimento naturale", attraverso un incremento delle nascite, più marcato nelle regioni nelle quali la presenza straniera è divenuta più stabile e radicata.
Le nazionalità. Sui primi tre gradini del podio, per nazionalità di provenienza, si trovano: rumeni (780 mila), albanesi (440 mila) e marocchini (400 mila). Gli stranieri provenienti dalla Cina, per ora, si devono accontentare della medaglia di legno con soli 170 mila connazionali che abitano il Belpaese. La migrazione in Italia è comunque "sempre più multietnica", anche se diminuiscono i flussi dei cittadini europei neocomunitari (rumeni), a favore di una maggiore incidenza di quelli provenienti da Paesi extra Ue (Moldova, Ucraina, India
Tutto in famiglia. Chi vive stabilmente nella penisola preferisce farlo in famiglia. Le famiglie anagrafiche sono 24 milioni e 614 mila, e corrispondono al 99,5% della popolazione. Famiglie, però, poco affollate. Il numero medio di componenti si ferma a 2,4. Il valore minimo si registra in Liguria con nuclei di 2 persone il massimo in Campania con 2,8 familiari sotto lo stesso tetto. Mini-famiglie, quindi, anche a causa dell'aumento delle separazioni (+1,2%) e dei divorzi (+2,3%) rispetto al 2006.
Fuga dal Sud. Nei 12 grandi comuni con popolazione superiore ai 250 mila abitanti risiedono poco più di 9 milioni di abitanti, pari al 15,1% del totale. Ma mentre nei grandi comuni del Nord e del Centro, con la sola eccezione di Milano, la popolazione aumenta progressivamente, tutti i grandi comuni del Mezzogiorno stanno perdendo abitanti. La maglia nera spetta a Napoli con una diminuzione dell'1%. Il capoluogo campano, però, insieme a Palermo e Roma, rappresenta un'eccezione per quanto riguarda la crescita naturale: negativa in tutti gli altri grandi comuni della Penisola.
Fonte: La Repubblica