Programma Educazione alla Pace presentato da Tindara Ignazzitto - Consulta per la Pace di Palermo

Programma di Educazione alla Pace - TPRF

sabato 18 ottobre 2008

L'Italiano PER o CONTRO gli stranieri?



Tra i punti di un recentissimo <Appello alla mobilitazione contro la privatizzazione della Scuola Pubblica in difesa della libertà d'insegnamento e dei diritti dei lavoratori> si legge:


- La salvaguardia dell’insegnamento di sostegno e del diritto all’istruzione per tutti, senza discriminazioni etniche e linguistiche e quindi difesa dell’insegnamento di sostegno in classe e per tutte le ore necessarie e garanzia dell’ausilio didattico dei mediatori linguistico-culturali per assicurare il diritto allo studio degli alunni stranieri.


Noi della redazione di stran(ier)omavero aderiamo all'appello, benché il nostro punto di vista, sopratutto per quanto riguarda l'insegnamento della lingua italiana agli alunni non italofoni nella scuola pubblica, sia più complesso ed articolato.


Crediamo, infatti, che l' <ausilio didattico dei mediatori linguistico-culturali> non sia sufficiente né sufficientemente all'altezza dello specifico compito di insegnare una lingua che, per questi alunni, é a tutti gli effetti una lingua straniera, o seconda come viene tecnicamente definita quando la si impara nel Paese di cui essa é anche lingua ufficiale (a proposito della figura del mediatore linguistico-culturale, si veda ad esempio la scheda relativa al Corso di Laurea in Mediazione Linguistica e Culturale dell'Università di Padova o il profilo che ne dà il CIES, Centro Informazione Educazione allo Sviluppo).


Benché non se ne parli mai se non all'interno di ambienti di "addetti ai lavori", in Italia esistono da decenni percorsi di studio a livello universitario, e quindi corsi di Laurea, Master e Certificazioni in Didattica dell'Italiano come lingua seconda/straniera. Esistono, di conseguenza, anche insegnanti qualificati e con - oramai - decenni di esperienza sul campo, i quali si vedono negato il diritto ad esercitare la propria professione all'interno della Scuola cosidetta "pubblica": non esiste ad oggi nessuna classe di concorso che permetta a questi docenti l'accesso ad eventuali incarichi di insegnamento dell'italiano agli stranieri, incarichi attualmente ricoperti - con grande fatica e difficoltà perché spesso non adeguatamente formati - da altri docenti già di ruolo nella scuola, in genere insegnanti di sostegno o di lettere o di lingue straniere nei casi più fortunati.


In molte scuole italiane, esistono progetti di facilitazione linguistica e/o di apprendimento dell'italiano come lingua seconda per studenti in età scolare o adulti in formazione permanente, affidati ad esperti esterni, cioé laboratori attivati al di fuori della normale attività didattica grazie a interventi e fondi speciali (il PON Scuola, ad esempio, Programma Operativo Nazionale, gestito dal Ministero dell'Istruzione, si avvale di due Fondi, il Fondo Sociale Europeo [FSE] e il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale [FESR] e ha come ambito di riferimento territoriale le scuole pubbliche di 6 regioni del Mezzogiorno, ossia: Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia).


Si tratta in genere, come in quest'ultimo caso, di misure di breve-media durata che, proprio in quanto tali, sono insufficienti e non possono rispondere alla sempre crescente domanda di formazione e integrazione da parte di studenti non italofoni sia in età scolare che adulti.


Ebbene, al diritto-negato di tanti insegnanti qualificati - che si vedono preclusa la possibilità di esercitare all'interno del sistema scolastico italiano la professione a cui aspirano e per la quale hanno regolarmente studiato nelle università italiane [statali!!!] - corrisponde specularmente il diritto-negato di tanti bambini e ragazzi non-italofoni regolarmente iscritti nelle nostre scuole [statali!!!], che vedono in tal modo ulteriormente eroso il loro diritto di accesso all'istruzione e all'integrazione nella società italiana.


E' di questi giorni una nuova iniziativa del governo nazionale che, lungi dall'essere migliorativa rispetto alla situazione attuale già così precaria, comporterà al contrario un ulteriore impoverimento delle risorse formative e di integrazione a disposizione dei nostri studenti stranieri.


A tale proposito, pubblichiamo il breve testo di riflessione sull'argomento di Mari D'Agostino, docente di Linguistica Italiana presso la Facoltà di Scienze della Formazione e Direttrice della Scuola di Lingua Italiana per Stranieri dell'Università di Palermo:


L’italiano per gli stranieri o contro gli stranieri?


Il 14 ottobre in tutta fretta, senza che vi sia stato alcun dibattito nel Paese, senza che insegnanti, genitori, esperti di apprendimento delle lingue e di didattica, abbiano potuto confrontarsi e discutere, la Camera dei deputati ha approvato una mozione che intende cambiare radicalmente la politica scolastica riguardante l’inserimento dei bambini e ragazzi stranieri individuati come “causa dei rallentamenti degli insegnamenti” e quindi ostacolo allo sviluppo delle competenze culturali e linguistiche dei bambini italiani.
Il testo, presentato dalla Lega Nord, e approvato a maggioranza dal Parlamento, introduce accanto alle classi “normali” quelle per bambini/ragazzi immigrati che non siano capaci di padroneggiare la lingua come i loro coetanei. Nello stesso testo si vieta alle scuole di immettere nelle classi bambini stranieri dopo il 31 dicembre.

Viene così cancellato con un dibattito parlamentare di poche ore il principio essenziale che ha regolato fino ad oggi l’inserimento dei bambini stranieri nelle nostre scuole: la scelta di metterli insieme ai coetanei italiani, accanto nel banco e alla mensa, nei giochi e nello studio, il più presto possibile e per più tempo possibile. Si apprendono le lingue anzitutto ascoltando e parlando, giocando e studiando, imparando insieme ad orientarsi in un nuovo mondo culturale e in un nuovo mondo linguistico. Accanto, e non in sostituzione, l’apprendimento può e deve essere guidato, in momenti particolari, da docenti esperti che sappiano aiutare e rendere più veloce il cammino. Questo modello è l’unico capace di funzionare davvero, ponendo un freno all’insuccesso scolastico e all’emarginazione dei bambini stranieri, e, nel contempo, abituando al dialogo interculturale e a un consapevole plurilinguismo tanto i bambini stranieri quanto quelli italiani.

La scuola di domani, più povera e senza risorse, con classi “normali” e classi “per diversi” rischia di essere un incubo per gli uni e per gli altri.


Mari D’Agostino
Docente di Linguistica italiana
Direttore della Scuola di lingua italiana per stranieri, Ateneo di Palermo