In Italia, in ogni aula di tribunale, si trova scritto: «La legge è uguale per tutti». Ma è davvero così?
In realtà la legge non è uguale per tutti e non può esserlo. È obbligata a fare distinzioni: vi sono però differenziazioni ragionevoli e inique discriminazioni. È ragionevole quella legge che impone a chi ha di più di dare di più alla collettività attraverso tasse più alte, ma sono ingiuste quelle norme che privano una brillante studentessa come Kindi della possibilità di proseguire gli studi, che ingiungono di rapire Said e chiuderlo in un Cie il giorno delle sue nozze, che rubano la libertà ad Andrea e Senad, due fratelli nati su suolo italico ma di nazionalità incerta. E per il semplice fatto che le origini di Kindi, Said, Andrea e Senad non sono italiane.
In questo documentario vengono raccontate tre storie di razzismo istituzionale: ossia quando la legge non è – come dovrebbe – la forza dei deboli, ma costituisce l’arma, l’arroganza e la miopia dei forti. Tre storie che valgono per milioni di episodi di discriminazione ai danni della popolazione immigrata di cui è responsabile lo Stato. Ma sono anche tre storie in cui la determinazione di giovani migranti, l’impegno delle associazioni e i legami d’affetto tra persone che non si giudicano in ragione di un passaporto sono riusciti a renderci tutti un po’ più uguali
Il documentario resterà visualizzabile on line fino a domenica in occasione del 18 dicembre, Giornata d’Azione Globale per i Diritti dei Migranti.
Da lunedì, il video sarà concesso solo su richiesta, inviando una mail a primomarzo2010comitati@gmail.com.