Media, rispettate la Carta di Roma
L'esortazione arriva dall'Ordine dei Giornalisti del Veneto ed è stata trasmessa via lettera a tutti gli iscritti. La Carta di Roma , per chi non lo sapesse, è il "Protocollo deontologico concernente richiedenti asilo, rifugiati, vittime della tratta e migranti".
La Carta di Roma, approvata il 12 giugno 2008 dal Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti e dalla Federazione nazionale della stampa, recepisce le preoccupazioni dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR). Fa obbligo ai giornalisti che affrontino i temi relativi all'immigrazione e alla multiculturalità di adottare termini appropriati al fine di fornire al lettore e/o radio-telespettatore la massima aderenza alla realtà dei fatti ed evitare il rischio che l'utilizzo di espressioni improprie o imprecise possa alimentare atteggiamenti razzistici oppure suscitare allarmi ingiustificati.
La Carta si basa sul fondamentale principio deontologico del "rispetto della verità sostanziale dei fatti osservati" e non pone alcuna limitazione o censura al lavoro dei giornalisti, limitandosi a ricordare che ciascun iscritto all'Albo professionale ha l'obbligo di rispettare la dignità delle persone che non possono e non devono mai essere discriminate "per razza, religione, sesso, condizioni fisiche o mentali, opinioni politiche", come stabilisce la stessa Carta dei doveri del giornalista.
Dunque la questione non è quella di nascondere le notizie (che vanno sempre date, se vere e verificate adeguatamente), ma di come proporle utilizzando un linguaggio adeguato: evitando espressioni offensive e degradanti, ma anche banalità, luoghi comuni e qualsiasi espressione che possa alimentare atteggiamenti razzistici e discriminatori. Ad esempio, di uno straniero arrestato, oppure oggetto di una notizia di cronaca di interesse pubblico, si può e si deve scrivere esercitando il legittimo diritto-dovere di cronaca, ma non è consentito estendere il comportamento di una o più persone ad un'intera etnia o popolazione, oppure sottolineare nazionalità e provenienza come se l'oggetto dell'interesse fossero queste (e non il reato commesso).
Devono essere evitate espressioni che hanno valenza dispregiativa come ad esempio "Vu' cumprà"; lo stesso termine "extracomunitario" può non essere appropriato: chiediamoci, ad esempio, per quale motivo non viene mai utilizzato negli episodi di cronaca che riguardano statunitensi o australiani o canadesi (che pure sono extracomunitari), ma sempre quando i protagonisti delle cronache sono di provenienza africana. Anche il termine "clandestino" può avere valenza negativa e ingenerare allarme sociale, risultando perciò improprio: molti dei migranti fuggono da guerre e rivoluzioni e, più che clandestini, sono richiedenti asilo per motivi umanitari o di sicurezza; persone che meritano rispetto e considerazione, al di là delle spesso inevitabili semplificazioni giornalistiche.
L'Ordine confida che, ad oltre 4 anni dall'entrata in vigore della Carta di Roma, gli importanti precetti deontologici in essa contenuti possano consolidarsi come patrimonio culturale della categoria.