Programma Educazione alla Pace presentato da Tindara Ignazzitto - Consulta per la Pace di Palermo

Programma di Educazione alla Pace - TPRF

mercoledì 10 aprile 2013

12 aprile, Palermo: Convegno sulla Tratta in Sicilia. Un messaggio di Isoke Aikpitanyi con Claudio Magnabosco


Carissime e carissimi tutte/i,
Carissima Suor Valeria,

In occasione del vostro incontro [il Convegno sulla Tratta che si terrà a Palermo il 12 aprile e di cui si allega il programma, n.d.r.] sento il bisogno di rivolgermi a tutte/i voi con alcune considerazioni e proposte.

La rete antitratta nazionale creata per dare attuazione agli articoli 13 e 18 della Bossi-Fini, da un po' di tempo è in crisi; non è un caso che contemporaneamente al vostro incontro, altri incontri si svolgano in Piemonte e in Friuli - Venezia Giulia e che una rilevazione nazionale sia in corso, voluta dalla Caritas nazionale.

La crisi ha determinato il taglio di moltissimi interventi sociali, anche di quelli sulla tratta e molti servizi o sono stati chiusi o sono in attesa di fondi per riaprire.

Mi fa molto strano esser io ad indicarvi questo problema, perché dal 2000 la mia rete opera in modo autofinanziato e autogestito e, in particolare per le ragazze nigeriane, afferma con chiarezza che la Bossi - Fini è stata non solo un fallimento umanitario, ma il principale ostacolo per l'uscita dalla tratta di tante ragazze.

Per questo sento il dovere morale, nei confronti di queste ragazze, di chiedervi dati e numeri sui risultati che sono stati ottenuti nelle diverse regioni, contrastando la tratta: quante ragazze sono state avvicinate, quante ragazze hanno beneficiato di servizi e prestazioni varie, quante ragazze hanno presentato denuncia ai sensi del'articolo 18, quante ragazze hanno ottenuto documenti e assistenza e inserimento lavorativo dopo la denuncia, dove sono oggi queste ragazze e come mai un numero sempre maggiore di ragazze è in strada con un permesso di soggiorno in tasca?

E, domanda chiave: quante ragazze sono uscite davvero dalla tratta? Badate, non dalla clandestinità, ma dalla tratta!

Chiedo queste cose a nome delle vittime della tratta che cercano una via di uscita: a loro nome perché ho costituito con loro l'unica associazione esistente in Italia e in Europa per rappresentarle.

Ci dobbiamo tutti, reciprocamente, una totale onestà.

Vedete io non credo che, come leggo nel vostro programma, dobbiamo chiederci - ad esempio - che cosa fare per aiutare le forze dell'ordine. Le Forze dell'Ordine, come gli enti accreditati contro la tratta sono SERVIZI, sono al servizio dei cittadini, e noi che organizziamo cittadine e cittadini, dobbiamo chieder loro in che modo ci assicurano i servizi che noi cittadini riteniamo opportuni, non il contrario.

Guardata bene la realtà: c'è bisogno di un rovesciamento totale dell'ottica con la quale si guarda al problema della tratta. Siamo all'assurdo che le richieste, le decisioni, le politiche sono decise da comitati nei quali ha voce, non secondaria, il Comitato per i diritti delle prostitute mentre NON hanno voce le vittime della tratta. Non è un caso se, ormai, si sta affermando in Italia, la discussione sulla necessità di regolare, riconoscere, tutelare la prostituzione, addirittura con l'idea che questo sarà utile alle vittime della tratta.

Torno ai dati e ai risultati.

Temo che i risultati siano stati pochi e, di conseguenza, invece di guardare alle difficoltà oggettive o agli errori di percorso, si preferisca cambiar nome alle beneficiarie dei servizi che non sono più chiamate vittime della tratta, ma prostitute.

Il Coordinamento antitratta palermitano sta facendo una battaglia contro questa impostazione che penalizza le beneficiarie di servizi e che diffonde tra la popolazione l'idea sbagliata che si tratta di donne che i problemi se li sono andati a cercare.

Credo, allora, sia indispensabile poterci confrontare sui numeri veri e sui risultati veri.

Ma credo anche sia arrivato il momento di affidare alle vittime della tratta che ce l'hanno fatta e si sono sottratte ai trafficanti, il compito di sostenere altre ragazze che nella tratta ci sono ancora: e allora chiedo a voi e a tutti, di progettare un piano nazionale di formazione di ex vittime della tratta con l'intento di progettare insieme a loro nuovi servizi e nuove modalità di intervento sul problema della tratta.

Chiedo si parta con un progetto che formi subito dieci operatrici pari, con un corso di almeno sei mesi durante i quali le ragazze partecipanti ricevano uno stipendio e siano poi inserite nelle attività operative dei servizi.

Chiedo si valutino i risultati delle esperienze esistenti di servizi e modalità di accoglienza autogestiti e autofinanziati fino ad oggi gestiti da ex vittime, da sole.

Chiedo inoltre si facciamo le dovute pressioni affinché le vittime della tratta organizzate diventino parte attiva nei tavoli nazionali e regionali dove si prendono le decisioni sul contrasto alla tratta.

Da anni mi tocca il compito di girare l'Italia e raccontare la mia storia dolorosa, che è poi la storia di tante; tutti mi ascoltano, ma poi fanno interventi a modo loro e quel che dico io non conta più... importa solo che altri intendono lenire le mie sofferenze che rappresentano le sofferenze di tutte le vittime della tratta e, in particolare, delle nigeriane, e così noi vittime ed ex vittime non siamo mai protagoniste, ma siamo sempre oggetto di interventi che altri realizzano - dicono - "per noi", mentre i risultati dicono che noi dobbiamo adattarci o ai protocolli dei trafficanti o a quelli dei servizi, senza mai poter ottenere quel che ci serve davvero.

Scusate la franchezza, ma non faccio polemiche, vi porto solo il grido di sofferenza di tante.

Leggo dal programma che avete un maschio che porta la sua testimonianza come cliente; molto bene; leggo che si chiama Claudio come il mio Claudio, il primo in Italia ad aver affrontato pubblicamente il problema dei clienti e ad aver agito per avvicinarli, sensibilizzarli, organizzarli in gruppi di auto - aiuto.

Vi chiedo, allora di partire dalla testimonianza che ascolterete per lanciare un grande progetto che riguardi proprio i clienti; se non fosse mancato troppo presto, probabilmente quel progetto noi lo avremmo realizzato con don Benzi che mentre tuonava contro i clienti, a noi scriveva di volerli incontrare, assolutamente, di voler far qualcosa di concreto che non fosse solo scatenare la Polizia contro i maschi italiani. Bene, fatelo voi questo progetto sui / per / con i clienti, senza paura.

Spero che leggerete questa mia come un contributo ai vostri lavori, ma anche alla discussione interna al coordinamento. Per questo ne invio copia ad alcune/i del Coordinamento stesso, auspicando lo divulghino.

Con affetto e stima
Isoke Aikpitanyi
con Claudio Magnabosco