MUTAMENTI CLIMATICI E “RIFUGIATI DEL CLIMA”
Le proiezioni delineano un futuro difficile.
L’arcipelago Tuvalu, nella Polinesia, verrà nei prossimi anni letteralmente sommerso dalle acque.
In Bangladesh, 500 mila abitanti delle Isole di Bhola, hanno perso la loro terra inondata in modo permanente.
E’ la nuova frontiera delle migrazione: la migrazione “climatica”, dovuta ai cambiamenti climatici, talvolta forti e definitivi, che sta subendo il nostro pianeta.
Di più. Il numero di persone forzate alla migrazione per ragioni ambientali, sembra superi quello dei rifugiati politici ed economici.
Nel 2010 i migranti climatici saranno tra i 25 e i 50 milioni. 700 milioni nel 2050. Cifre da capogiro che metteranno a dura prova i sistemi di accoglienza: il “rifugiato climatico” non esiste come categoria giuridica.
Le regioni più colpite o che saranno nei prossimi anni le più colpite: Asia (soprattutto delta del Gange e del Mekong); America Centrale e Africa occidentale (Sahel) dove la siccità ha già distrutto il 65 per cento delle terre coltivabili.
La maggior parte delle persone cercherà rifugio all’interno del proprio Paese, ma tanti saranno obbligati ad attraversare i confini.
Una riflessione: i cambiamenti climatici, a differenza delle guerre, sono destinati a protrarsi per un tempo lunghissimo, per cui sarà difficile, ad esempio, parlare di rimpatrio assistito.
Fonte: Centro Studi e Documentazione sulle Migrazioni, Comune di Palermo
centrostudi.migrazioni@comune.palermo.it
Le proiezioni delineano un futuro difficile.
L’arcipelago Tuvalu, nella Polinesia, verrà nei prossimi anni letteralmente sommerso dalle acque.
In Bangladesh, 500 mila abitanti delle Isole di Bhola, hanno perso la loro terra inondata in modo permanente.
E’ la nuova frontiera delle migrazione: la migrazione “climatica”, dovuta ai cambiamenti climatici, talvolta forti e definitivi, che sta subendo il nostro pianeta.
Di più. Il numero di persone forzate alla migrazione per ragioni ambientali, sembra superi quello dei rifugiati politici ed economici.
Nel 2010 i migranti climatici saranno tra i 25 e i 50 milioni. 700 milioni nel 2050. Cifre da capogiro che metteranno a dura prova i sistemi di accoglienza: il “rifugiato climatico” non esiste come categoria giuridica.
Le regioni più colpite o che saranno nei prossimi anni le più colpite: Asia (soprattutto delta del Gange e del Mekong); America Centrale e Africa occidentale (Sahel) dove la siccità ha già distrutto il 65 per cento delle terre coltivabili.
La maggior parte delle persone cercherà rifugio all’interno del proprio Paese, ma tanti saranno obbligati ad attraversare i confini.
Una riflessione: i cambiamenti climatici, a differenza delle guerre, sono destinati a protrarsi per un tempo lunghissimo, per cui sarà difficile, ad esempio, parlare di rimpatrio assistito.
Fonte: Centro Studi e Documentazione sulle Migrazioni, Comune di Palermo
centrostudi.migrazioni@comune.palermo.it