Aderiscono al Coordinamento Antitratta di Palermo:
Per info:
Facebook: Coordinamento Favour e Loveth
Segreteria presso CISS tel.: 0916262694
*****
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LINK AI POST SULLA TRATTA E SULLE ATTIVITA' DEL COORDINAMENTO
PRESENTI IN QUESTO BLOG
27 settembre, Palermo: Anti-tratta. Il Comune di Palermo pone due targhe per ricordare e onorare Favour e Loveth
Schiave: Una lettera di Isoke Aikpitanyi a Tonio dell'Olio
Schiave: Una lettera di Isoke Aikpitanyi a Tonio dell'Olio
CARTA DI PALERMO
All’Ordine dei giornalisti e alla Federazione
Nazionale della Stampa Italiana
Accendiamo i riflettori sulle nuove mafie
Circa
dieci anni fa nei viali della Favorita e nel centro storico della città molte
ragazze di colore offrivano il loro corpo a pagamento suscitando l’indignazione
e la reazione degli abitanti che gridavano allo scandalo per l’offesa al
decoro. Pochi sapevano che quelle ragazze erano e sono delle ragazze
schiavizzate nel mercato del sesso da una potentissima organizzazione criminale che opera da circa 20 anni in tutta
Europa e al nord Italia con profitti da capogiro. A Palermo soltanto si
calcola, ad esempio, che la mafia nigeriana abbia un profitto annuo di 10
milioni di euro. In Italia, con 6000 mila ragazze per strada, arriva a 300 milioni
di euro. E non mancano, nelle strade del sesso, ragazze minorenni, più docili
alle maman e più appetibili al
mercato.
Contro
questa organizzazione criminale, potente di mezzi e di risorse economiche, il
pastore metodista Vivian, nigeriano, fonda nel 1996, con l’aiuto della chiesa
Valdese, un’associazione di volontariato senza scopo di lucro, il Pellegrino della terra, con l’obbiettivo
di liberare dalla schiavitù le ragazze cadute nella rete della
criminalità nigeriana. Nel 2001 il pastore Vivian riceve un
riconoscimento da parte della scuola Falcone per l’opera meritoria e difficile
da lui compiuta dopo molti anni di lavoro silenzioso. Qualcuno cominciava ad
accorgersi che, alle soglie del 21 secolo, nel continente che due secoli prima
aveva abolito la schiavitù, questa era ritornata più potente che mai.
A
seguito della morte di due giovani ragazze nigeriane, Favour Nike Adekunle e
Loveth Edward, la prima trovata morta nelle
campagne di Misilmeri il 21 dicembre 2011 e la seconda trovata morta il 5 febbraio
2012 nel centro di Palermo accanto ai cassonetti dell’immondizia, la
società civile palermitana scende in campo costituendo un coordinamento a
cui aderiscono ormai quasi 30 tra associazioni e organizzazioni di vario tipo. Ma
soltanto all’incontro con il sindaco Orlando, appena re-insediatosi a Palazzo
delle Aquile, la massima Istituzione della città, il primo cittadino accoglie
l’invito delle ragazze nigeriane del Pellegrino
della terra e del Coordinamento anti-tratta,
di scendere in campo per lottare contro le mafie del nuovo millennio.
Nonostante
ciò, il messaggio non sembra ancora arrivato. Sono ancora molti i politici, i
funzionari pubblici, i giornalisti e i semplici cittadini che considerano il
fenomeno annoverabile tra la cronaca di costume o la cronaca tout court. Le espressioni più ricorrenti per definirlo rimandano
al consueto luogo comune del “mestiere più antico del mondo”, alla consueta
immagine delle “lucciole” e ad espressioni simili che depistano la coscienza
collettiva dalla tragica realtà della schiavitù che ritorna con metodi e forme consone al nuovo
millennio.
Il
Pellegrino della terra e il Coordinamento anti-tratta Favour e Loveth
sono consapevoli della incomparabile impresa a cui sono chiamati nel lottare contro
un nemico estremamente attrezzato e potente, ma sono altrettanto consapevoli che
il loro compito primario sia di sollecitare le istituzioni e l’opinione
pubblica a scendere in campo contro una mafia fin troppo ignorata o
sottovalutata. Per l’opinione pubblica, per i mass media e per buona parte
delle Istituzioni la tratta non esiste!
In
nome della carta di Roma[i],
ci appelliamo al senso di responsabilità dei mass media perché contribuiscano
con impegno a modificare la percezione
di un fenomeno contrabbandato come problema di ordine morale e di decoro
pubblico e fraintendendolo con la mera, sia pur complessa, realtà della
prostituzione. Se riusciremo con l’aiuto dei mass media a compiere questa
rivoluzione culturale, avremo fatto un grosso passo avanti nella lotta alle
nuove mafie.
Vogliamo
allora darci e darvi tre obbiettivi:
1. porre
in primo piano, di fronte alla percezione dell’opinione pubblica, il problema
delle nuove forme di schiavitù nel 21
secolo in Europa e in Italia;
2. prendere
coscienza della pericolosità delle mafie internazionali emergenti negli
ultimi venti anni nel nostro continente;
3. valorizzare
la cultura di quelle etnie a cui è stato ingiustamente attribuito il marchio
della prostituzione, senza considerare il grande apporto culturale che
certamente avrebbero modo di fornire e soprattutto il diritto di esprimere
quanto di più autentico e di profondo c’è nelle loro culture.
La
carta di Palermo
Da
un lato occorre combattere la tratta, facendo in modo che essa da fantasma
venga riconosciuta come pericolosa organizzazione criminale. Dall’altro occorre
restituire dignità e identità a popoli che rischiano di essere
identificati con la prostituzione e la gestione di essa. Certi stereotipi –
ragazza di colore=prostituta oppure nigeriana=prostituta - sono incentivati da
una superficiale comunicazione giornalistica che, semplificando, si serve di
immagini che colpiscono facilmente l’opinione pubblica.
Contro
gli stereotipi molto si è detto con la Carta di Roma, ma per costruire una
nuova immagine occorrono altri segnali che vadano nel senso opposto. Ecco
perché si chiede ai mass media l’impegno a rappresentare quanto di meglio vi
sia nelle culture di altri popoli e nel loro linguaggio, valorizzando ad esempio
la musica, la danza, il canto, che offrono uno spaccato autentico e genuino
della profonda cultura dei popoli.
Con
la Carta di Palermo noi chiediamo tre
cose:
1. che
i mass media si impegnino a fare per un anno una campagna anti-tratta
attraverso spot, messaggi e ogni altro
mezzo, attraverso la carta stampata e le televisioni;
2. che nel
palinsesto delle TV, a cominciare da RAI3 Regione, ma anche le altre TV locali,
si preveda un programma settimanale in cui si mostrino le culture dei vari
popoli attraverso i loro canti, le danze e i racconti, che si attivino pagine e
resoconti delle culture presenti nella nostra città , in modo particolare
quelle che rischiano di essere pregiudicate da stereotipi;
3. che
si apra un dialogo proficuo all’interno della società civile, costituita
anche di stranieri, per costruire un percorso di democrazia partecipativa che
dia agli stessi soggetti interessati la possibilità di esprimere attraverso i
mass media le loro opinioni e anche le loro critiche. Vorremmo che avessero
luogo incontri, dibattiti e confronti tra le diverse culture, l’Ordine dei
giornalisti e le altre organizzazioni giornalistiche, al fine di contribuire
allo sviluppo di una cultura dell’ascolto attivo per superare insieme pregiudizi
e stereotipi.
Crediamo
che tutto ciò attenga alla deontologia dei giornalisti e all’etica dell’associazionismo
per costruire insieme le fondamenta di una nuova democrazia in cui la
differenza non costituisca un problema ma una ricchezza. Solo in questo
modo la democrazia può diventare il luogo della partecipazione e del dialogo
tra soggetti “differenti” che, nel rispetto dei fondamentali diritti umani, esprimano
linguaggi e modalità di vita che possano essere recepiti dalla coscienza
collettiva come un nuovo modello di umanità che sa convivere nel rispetto della
giustizia, della libertà e della dignità della persona.
IL COORDINAMENTO ANTITRATTA FAVOUR E
LOVETH nasce nel 2012
dalla comune e spontanea iniziativa di diverse organizzazioni ed enti che
operano nel territorio di Palermo e che hanno espresso la volontà di avviare un
percorso di rete e contatto volto a tutelare i diritti fondamentali delle
giovani donne straniere vittime di tratta legata allo sfruttamento sessuale.
Il coordinamento prende il nome da due
giovani vittime, due ragazze di origine nigeriana, Favour Nike Adekunle (uccisa
nel dicembre 2011) e Loveth Edward (uccisa nel febbraio 2012). A seguito di
questi eventi e in sintonia con i sentimenti di paura e indignazione della
comunità nigeriana di Palermo, la società civile è scesa in campo istituendo il
Coordinamento, che ad oggi raccoglie quasi 30 tra associazioni e organizzazioni
sia locali che nazionali di volontariato e non*.
Gli obiettivi che persegue il
coordinamento sono principalmente:
· costruire un
programma di lavoro per avviare percorsi di riflessione, confronto, prevenzione e contrasto del fenomeno della tratta
· sensibilizzare
la cittadinanza sui diritti violati di donne e minori sottoposti a condizione
di sfruttamento e tratta, ponendo al centro la dignità e la libertà della
persona
· richiedere
giustizia dinanzi alle istituzioni e autorità competenti per i casi di
violazione dei diritti fondamentali di donne vittime della tratta.
Contatto facebook: Coordinamento Favour e
Loveth
Segreteria tel: 091/6262694
[i] Carta di Roma
01/01/2007
Protocollo deontologico concernente richiedenti asilo,
rifugiati, vittime della tratta e migranti.
Il
Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti e la Federazione Nazionale
della Stampa Italiana, condividendo le preoccupazioni dell’Alto Commissariato
delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) circa l’informazione concernente
rifugiati, richiedenti asilo, vittime della tratta e migranti, richiamandosi ai
dettati deontologici presenti nella Carta dei Doveri del giornalista - con
particolare riguardo al dovere fondamentale di rispettare la persona e la sua
dignità e di non discriminare nessuno per la razza, la religione, il sesso, le
condizioni fisiche e mentali e le opinioni politiche - ed ai princìpi contenuti
nelle norme nazionali ed internazionali sul tema; riconfermando la particolare tutela
nei confronti dei minori così come stabilito dalla Convenzione delle Nazioni
Unite sui diritti dell’infanzia e dai dettati deontologici della Carta di
Treviso e del Vademecum aggiuntivo, invitano, in base al criterio deontologico
fondamentale ‘del rispetto della verità sostanziale dei fatti osservati’
contenuto nell’articolo 2 della Legge istitutiva dell’Ordine, i giornalisti
italiani a:
osservare
la massima attenzione nel trattamento delle informazioni concernenti i
richiedenti asilo, i rifugiati, le vittime della tratta ed i migranti nel
territorio della Repubblica Italiana ed altrove e in particolare a:
a. Adottare termini giuridicamente appropriati sempre al fine di restituire al
lettore ed all’utente la massima aderenza alla realtà dei fatti, evitando l’uso
di termini impropri;
b. Evitare la diffusione di informazioni imprecise, sommarie o distorte riguardo a
richiedenti asilo, rifugiati, vittime della tratta e migranti. CNOG e FNSI
richiamano l’attenzione di tutti i colleghi, e dei responsabili di redazione in
particolare, sul danno che può essere arrecato da comportamenti superficiali e
non corretti, che possano suscitare allarmi ingiustificati, anche attraverso
improprie associazioni di notizie, alle persone oggetto di notizia e servizio;
e di riflesso alla credibilità della intera categoria dei giornalisti;
c. Tutelare i richiedenti asilo, i rifugiati, le vittime della tratta ed i
migranti che scelgono di parlare con i giornalisti, adottando quelle accortezze
in merito all’identità ed all’immagine che non consentano l’identificazione
della persona, onde evitare di esporla a ritorsioni contro la stessa e i
familiari, tanto da parte di autorità del paese di origine, che di entità non
statali o di organizzazioni criminali. Inoltre, va tenuto presente che chi
proviene da contesti socioculturali diversi, nei quali il ruolo dei mezzi di
informazione è limitato e circoscritto, può non conoscere le dinamiche
mediatiche e non essere quindi in grado di valutare tutte le conseguenze dell’esposizione
attraverso i media;
d. Interpellare, quando ciò sia possibile, esperti ed organizzazioni specializzate
in materia, per poter fornire al pubblico l’informazione in un contesto chiaro
e completo, che guardi anche alle cause dei fenomeni.
IMPEGNI
DEI TRE SOGGETTI PROMOTORI
i. Il
Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti e la Federazione Nazionale
della Stampa Italiana, in collaborazione con i Consigli regionali dell’Ordine,
le Associazioni regionali di Stampa e tutti gli altri organismi promotori della
Carta, si propongono di inserire le problematiche relative a richiedenti asilo,
rifugiati, vittime della tratta e migranti tra gli argomenti trattati nelle
attività di formazione dei giornalisti, dalle scuole di giornalismo ai seminari
per i praticanti. Il CNOG e la FNSI si impegnano altresì a promuovere
periodicamente seminari di studio sulla rappresentazione di richiedenti asilo,
rifugiati, vittime di tratta e migranti nell’informazione, sia stampata che
radiofonica e televisiva.
ii. Il
CNOG e la FNSI, d’intesa con l’UNHCR, promuovono l’istituzione di un
Osservatorio autonomo ed indipendente che, insieme con istituti universitari e
di ricerca e con altri possibili soggetti titolari di responsabilità pubbliche
e private in materia, monitorizzi periodicamente l’evoluzione del modo di fare
informazione su richiedenti asilo, rifugiati, vittime di tratta, migranti e
minoranze con lo scopo di:
a)
fornire analisi qualitative e quantitative dell’immagine di richiedenti asilo,
rifugiati, vittime della tratta e migranti nei mezzi d’informazione italiani ad
enti di ricerca ed istituti universitari italiani ed europei nonché alle
agenzie dell’Unione Europea e del Consiglio d’Europa che si occupano di
discriminazione, xenofobia ed intolleranza;
b)
offrire materiale di riflessione e di confronto ai Consigli regionali
dell’Ordine dei Giornalisti, ai responsabili ed agli operatori della
comunicazione e dell’informazione ed agli esperti del settore sullo stato delle
cose e sulle tendenze in atto.
iii.
Il Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti e la Federazione Nazionale
della Stampa Italiana si adopereranno per l’istituzione di premi speciali
dedicati all’informazione sui richiedenti asilo, i rifugiati, le vittime di
tratta ed i migranti, sulla scorta della positiva esperienza rappresentata da
analoghe iniziative a livello europeo ed internazionale.
Il
documento è stato elaborato recependo i suggerimenti dei membri del Comitato
scientifico, composto da rappresentanti di: Ministero dell’Interno, Ministero
della Solidarietà sociale, UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni
Razziali) / Presidenza del Consiglio – Dipartimento per le Pari Opportunità,
Università La Sapienza e Roma III, giornalisti italiani e stranieri.
ALLEGATO:
GLOSSARIO
-
Un richiedente asilo è colui che è fuori dal proprio paese e presenta, in un
altro stato, domanda di asilo per il riconoscimento dello status di rifugiato
in base alla Convenzione di Ginevra sui rifugiati del 1951, o per ottenere
altre forme di protezione internazionale. Fino al momento della decisione
finale da parte delle autorità competenti, egli è un richiedente asilo ed ha
diritto di soggiorno regolare nel paese di destinazione. Il richiedente asilo
non è quindi assimilabile al migrante irregolare, anche se può giungere nel
paese d’asilo senza documenti d’identità o in maniera irregolare, attraverso i
cosiddetti ‘flussi migratori misti’, composti, cioè, sia da migranti irregolari
che da potenziali rifugiati.
-
Un rifugiato è colui al quale è stato riconosciuto lo status di rifugiato in
base alla Convenzione di Ginevra del 1951 sui rifugiati, alla quale l’Italia ha
aderito insieme ad altri 143 Paesi. Nell’articolo 1 della Convenzione il
rifugiato viene definito come una persona che: ‘temendo a ragione di essere
perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un
determinato gruppo sociale od opinioni politiche, si trova fuori del paese di
cui ha la cittadinanza, e non può o non vuole, a causa di tale timore,
avvalersi della protezione di tale paese’. Lo status di rifugiato viene
riconosciuto a chi può dimostrare una persecuzione individuale.
-
Un beneficiario di protezione umanitaria è colui che - pur non rientrando nella
definizione di ‘rifugiato’ ai sensi della Convenzione del 1951 poiché non
sussiste una persecuzione individuale - necessita comunque di una forma di
protezione in quanto, in caso di rimpatrio nel paese di origine, sarebbe in
serio pericolo a causa di conflitti armati, violenze generalizzate e/o massicce
violazioni dei diritti umani. In base alle direttive europee questo tipo di
protezione viene definita ‘sussidiaria’. La maggior parte delle persone che
sono riconosciute bisognose di protezione in Italia (oltre l’80% nel 2007)
riceve un permesso di soggiorno per motivi umanitari anziché lo status di
rifugiato.
-
Una vittima della tratta è una persona che, a differenza dei migranti
irregolari che si affidano di propria volontà ai trafficanti, non ha mai
acconsentito ad essere condotta in un altro paese o, se lo ha fatto, l’aver
dato il proprio consenso è stato reso nullo dalle azioni coercitive e/o
ingannevoli dei trafficanti o dai maltrattamenti praticati o minacciati ai
danni della vittima. Scopo della tratta è ottenere il controllo su di un’altra
persona ai fini dello sfruttamento. Per ‘sfruttamento’ s’intendono lo
sfruttamento della prostituzione o altre forme di sfruttamento sessuale, il
lavoro forzato, la schiavitù o pratiche analoghe, l’asservimento o il prelievo
degli organi.
-
Un migrante/immigrato è colui che sceglie di lasciare volontariamente il
proprio paese d’origine per cercare un lavoro e migliori condizioni economiche
altrove. Contrariamente al rifugiato può far ritorno a casa in condizioni di
sicurezza.
-
Un migrante irregolare, comunemente definito come ‘clandestino’, è colui che a)
ha fatto ingresso eludendo i controlli di frontiera; b) è entrato regolarmente
nel paese di destinazione, ad esempio con un visto turistico, e vi è rimasto
dopo la scadenza del visto d’ingresso (diventando un cosiddetto ‘overstayer’);
o c) non ha lasciato il territorio del paese di destinazione a seguito di un
provvedimento di allontanamento.