Programma Educazione alla Pace presentato da Tindara Ignazzitto - Consulta per la Pace di Palermo

Programma di Educazione alla Pace - TPRF

domenica 20 luglio 2008

Ricordo di Falcone e Borsellino

il testo scritto da maresciallo dei carabinieri
L'INNO DEL RICORDO a Falcone e Borsellino


CIAO PAOLO
lettera di Emiliano Morrone al giudice Borsellino


sabato 19 luglio 2008

Itaca

Se per Itaca volgi il tuo viaggio,
fa’ voti che ti sia lunga la via,
e colma di vicende e conoscenze.
Non temere i Lestrigoni e i Ciclopi
o Posidone incollerito: mai
troverai tali mostri sulla via;
se resta il tuo pensiero alto, e squisita
è l’emozione che ti tocca il cuore
e il corpo. Né Lestrìgoni o Ciclopi
né Posidone asprigno incontrerai,
se no li rechi dentro, nel tuo cuore,
se non li drizza il cuore innanzi a te.
Fa’ voti che ti sia lunga la via.
E siano tanti i mattini d’estate
che ti vedano entrare (e con che gioia
allegra!) in porti sconosciuti prima.
Fa’ scalo negli empori dei Fenici
per acquistare bella mercanzia,
madrepore e coralli, ebani e ambre,
voluttuosi aromi d’ogni sorta,
quanti più puoi voluttuosi aromi.
Rècati in molte città dell’Egitto,
a imparare e imparare dai sapienti.
Itaca tieni sempre nella mente.

La tua sorte ti segna quell’approdo.
Ma non precipitare il tuo viaggio.
Meglio che duri molti anni, che vecchio
tu finalmente attracchi all’isoletta,
ricco di quanto guadagnasti in via,
senza aspettare che ti dia ricchezze.
Itaca t’ha donato il bel viaggio.
Senza di lei non ti mettevi in via.
Nulla ha da darti più.
E se la trovi povera, Itaca non t’ha illuso.
Reduce così saggio, così esperto,
avrai capito che vuol dire un’Itaca.

Costantino Kavafis
(traduzione di Filippo Maria Pontani)

mercoledì 16 luglio 2008

XXIII Festival del Cinema latinoamericano di Trieste

XXIII FESTIVAL DEL CINEMA LATINO AMERICANO
Trieste, 11/19 ottobre 2008 - Cinema Teatro Miela

COMUNICATO STAMPA N° 1
XXIII Festival del Cinema Latino Americano (Trieste, 11-19 ottobre): aperte le iscrizioni
Sono aperte le iscrizioni al XXIII Festival del Cinema Latino Americano, la più vasta Mostraeuropea sulla produzione cinematografica, video e televisiva del continente latino. Il Festival si terrà a Trieste dall'11 al 19 ottobre, al Teatro Miela, dove verranno presentati oltre 160 tra film e documentari sulla realtà culturale, artistica, storica e sociale dell'America latina. Il Festival è organizzato dall'APCLAI (Associazione per la Promozione della Cultura Latino Americana in Italia), con la collaborazione di varie istituzioni pubbliche e private italiane, d'Europa e dell'America latina. Le schede d'iscrizione per proporre film e video sono scaricabili dal sito web del Festival di Trieste, all'indirizzo: www.cinelatinotrieste.org. Informazioni all'e-mail apclai@yahoo.it

COMUNICADO DE PRENSA N° 1
XXIII Festival de Cine Latino Americano:(Trieste, 11-19 de Octubre): abiertas las Inscripciones
Están abiertas las inscripciones para participar al XXIII Festival del Cinema Latino Americano, la más vasta Muestra europea sobre la producción cinematográfica, video y televisiva del continente latino. Il Festival se realizará en Trieste desde 11 al 19 de Octubre, en el Teatro Miela, donde serán presentadas más de 160 obras:largometrajes, documentales, cortos y cine de animación sobre la realidad cultural, artística, histórica y social de América Latina. El Festival es organizado por la APCLAI (Asociación para la Promoción de la Cultura Latino Americana en Italia), con la colaboración de instituciones públicas y privadas de Italia, Europa y América Latina. Las fichas de inscripción para proponer film y videos se pueden descargar en el sito web del Festival: www.cinelatinotrieste.org. Informaciones al correo electrónico: apclai@yahoo.it

INFORMAZIONI / INFORMACIONES:
Direzione / Dirección: Rodrigo Diaz – cell. (+39)347.2364535 - e-mail: apclai@yahoo.it
Organizzazione / Organización: APCLAI - via Massari n. 3/14, 30175 Venezia - tel. 041.5382371 – fax: 041.932286 - cell. 347.236 45 35 – e.mail: latinotrieste@yahoo.com
– web: www.cinelatinotrieste.org Ufficio Stampa / Oficina de Prensa: Maurizio Bekar – www.bekar.net, via Pauliana n. 10, 34134 Trieste - tel. 040/421591; fax 02/700.406.766; cell.340/60.23.063; e-mail: info.bekar.net@gmail.com UFFICIO STAMPA: WWW.BEKAR.NET Maurizio Bekar, via Pauliana 10, 34134 Trieste - ITALY tel. 040/421591 - fax 02/700.406.766 - cell. 340/60.23.063 e-mail: info.bekar.net@gmail.com - bekar.net@operamail.com website: www.bekar.net

martedì 15 luglio 2008

Il fenomeno demografico dell'immigrazione in Italia: qualche dato

(10/07/08) Sono quasi 3 milioni, circa 129.000 in più rispetto allo scorso anno, gli immigrati con regolare permesso di soggiorno in Italia, in base ai dati forniti dal Primo Rapporto sull’immigrazione del Ministero dell’Interno. Il Rapporto, insieme al Dossier annuale curato da Caritas/Migrantes è uno dei più validi strumenti per controllare il fenomeno demografico dell’immigrazione, con dati e stime che pochi italiani conoscono.

Italia: paese di forte immigrazione? - Secondo il 17° Dossier Immigrazione Caritas/Migrantes, che si basa sui dati riferiti all’anno 2006, l’Italia risulta essere tra i primi 5 paesi di immigrazione europei dopo Germania, Spagna, Francia e Regno Unito, con una crescita di 2,3 milioni di presenze rispetto all’anno precedente. Tale crescita viene registrata con una percentuale che si attesta al 5% anche dal Rapporto sull’immigrazione curato da Marzio Barbagli dell’Università di Bologna per il Ministero dell’Interno. Tuttavia il Rapporto presenta dati diversi dal Dossier per quanto riguarda la quota di stranieri in Italia e la sua posizione rispetto al resto dell’Europa. In base al Rapporto, infatti, l’Italia nel 2007 registra una quota di stranieri inferiore a Germania, Belgio, Danimarca e Norvegia e la presenza straniera è tutto sommato contenuta e di gran lunga inferiore rispetto a quella dei paesi storici di immigrazione. Le differenze tra i due documenti sono forse dovute alla diversa metodologia usata per conteggiare tale fenomeno. Il Rapporto si basa infatti sulla quota di stranieri e di stranieri nati all’estero sul totale dei residenti, indicatori non perfetti, ma validi per dimostrare che l’Italia, nonostante tutto, non è tra i paesi con il più alto tasso di immigrazione. Invece il Dossier si basa sui permessi di soggiorno rilasciati dal Ministero e sulle stime fatte da Caritas/Migrantes.
Differenze tra nord e sud - Tuttavia bisogna considerare anche un altro aspetto, ovvero la profonda differenza tra nord e sud d’Italia. Se è vero infatti che nel 2007 la crescita del numero di stranieri in tutta Italia è del 5%, la quota scende al 1,6% per quanto riguarda il sud, mentre sale al 6,8% per le regioni di centro-nord – una quota uguale più o meno a quella di altri paesi di immigrazione come la Francia, la Svezia, la Danimarca, l’Irlanda e i Paesi Bassi. E nello specifico è la Lombardia la regione con il più alto numero di stranieri - ¼ della popolazione straniera in Italia - seguita da Veneto, Lazio ed Emilia Romagna. Quindi non si tratta di Stato, ma di regioni ad alto tasso di immigrazione.
Gli immigrati in Italia- Sempre in base al rapporto il ciclo migratorio in Italia ha avuto inizio più o meno verso la fine degli anni ’90 e riguardava in quegli anni soprattutto uomini, soli, in cerca di lavoro. Lo squilibrio tra i sessi è andato progressivamente diminuendo anche a causa del crescente aumento di ricongiungimenti familiari e nel 2006/2007 si è assistito ad un’inversione di tendenza con una maggioranza di donne straniere. Altro dato significativo, la percentuale dei minori stranieri residenti in Italia: ¼ sul totale degli stranieri e questo dimostra come l’immigrazione anche nel nostro paese si stia stabilizzando. Come indica anche il Dossier Caritas/Migrantes l’Italia registra un forte numero di immigrati comunitari: con l’ingresso nell’Unione europea del 2007 da parte di Romania e Bulgaria, molte operazioni, dal lavoro al voto, sono risultate più semplici per i nuovi comunitari. Così, in base ai dati Istat riportati dal Rapporto, emerge la forte presenza di romeni (342.000 persone) - mentre secondo Caritas/migrantes la quota raggiungerebbe addirittura le 600.000 presenze. Ma il primato spetta ad albanesi (375.000), e marocchini (342.000), seguiti, dopo i romeni, da cinesi, ucraini (che negli ultimi 4 anni sono aumentati notevolmente, anzi; aumentate, vista la notevole percentuale di donne) - e filippini (comunità quest’ultima radicata da più anni, considerando che la maggioranza di loro in Italia ha più di 45 anni). Ovviamente la concentrazione di diverse nazionalità differisce da regione a regione: se polacchi e filippini vivono soprattutto nel centro Italia, gli abitanti della ex-Yugoslavia al nord ovest – soprattutto per ragioni di vicinanza, gli ecuadoriani risedono al nord; mentre tunisini ed ucraini sembrano le popolazioni meglio distribuite sul territorio italiano, registrando una forte presenza anche al sud e nelle isole. Che colma almeno in parte il grande disequilibrio tra nord e sud Italia.

Fonte: Primo Rapporto sugli immigrati in ItaliaGuida per l´informazione sociale (2008)

(Francesca Mezzadri)

giovedì 3 luglio 2008

Corleone: la città che ha portato la Pace nel cuore


Prem Rawat parla in piazza Falcone e Borsellino a Corleone il 2 luglio 2008

Fonte: Città nuove Corleone, il giornale on-line della zona corleonese, giovedì 3 luglio 2008

Nel pomeriggio di ieri 2 luglio Prem Rawat è stato a Corleone, dove alle ore 18.00 è stato ricevuto dal Consiglio Comunale per ricevere la cittadinanza onoraria. Alle 19.00 ha poi tenuto la sua conferenza in piazza Falcone e Borsellino. Per questa particolare occasione sono giunti i messaggi del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, e del presidente del Senato, Renato Schifani. Ha scritto il Presidente Giorgio Napolitano: «Ho appreso con sincero compiacimento che la manifestazione "Pace un messaggio senza confini" ha suscitato interesse in Sicilia. Merita vivo apprezzamento la sensibilità mostrata dalla Ammininistrazione Comunale per una iniziativa volta a promuovere la sensibilità e l'impegno di ogni persona verso il grande tema della pace, e favorire un coerente impegno verso i valori della libertà e della dignità dell'uomo. Rivolgo pertanto il sincero augurio di un nuovo e meritato successo».
Ha scritto Schifani: «Mi preme esprimere tutto il mio apprezzamento per la vostra iniziativa. Consapevole di quando sia importante porre l'attenzione di tutti noi sui temi della pace, della solidarietà e del dialogo tra i popoli, e per aver dato vita all'associazione Percorsi, con l'obiettivo di promuovere la cultura della pace attraverso momenti di approfondimento e confronto in varie città Italiane. Rammaricandomi di non poter essere presente, auguro pieno successo all'iniziativa e invio a tutti gli intervenuti i miei più cordiali saluti.
Prem Rawat, conosciuto anche con il titolo onorifico di Maharaji, ha detto: «È necessario che la pace si manifesti nella vita di ogni persona. Fra tutte le cose che abbiamo provato in questo mondo, ce n'è una alla quale non abbiamo mai dato alcuna possibilità, ed è la pace. Se davvero vogliamo sperare in qualcosa, allora, nel nostro cuore, magari possiamo sperare che nella nostra vita ci sia pace. La pace che stiamo cercando è dentro di noi. È nel cuore, sta aspettando solo di essere sentita. Non è il mondo che ha bisogno di pace, ma le persone».
Prem Rawat ha presentato il suo messaggio a più di 9 milioni di persone, in oltre 250 città di 50 nazioni nel mondo.
Ha costituito la Fondazione che porta il suo nome, promuovendo numerosissime attività a favore della pace e delle azioni umanitarie, intervenendo, tra l’altro, in India, Filippine, Indonesia, Africa, Pakistan e per aiutare le vittime dello Tsunami.
“Percorsi” è un’associazione italiana senza scopo di lucro, costituita nel 2004 da parlamentari, ex parlamentari, rappresentanti delle istituzioni, della società civile e della cultura con l’intento di portare l’attenzione sul tema della pace e della dignità umana nelle sedi istituzionali e culturali del paese. Pace vista non soltanto come condizione politica tra le nazioni ma anche e soprattutto come bisogno e responsabilità individuali.
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Diario di viaggio: Palermo-Corleone, 2 luglio 2008
di Tindara Ignazzitto
ore 17.30
Arrivo da Palermo sull'autobus numero 8 partito da piazza Politeama intorno alle 16 insieme ad altri nove noleggiati per l'occasione.
Mi fa piacere fare il viaggio in autobus, nonostante il mio amico Paolo mi abbia invitata ad andarci in macchina insieme a lui e al suo amico Giovanni. Voglio vivermi il viaggio come tutti gli altri, venuti da altre regioni d'Italia e del mondo, come se fosse un vero viaggio, con una partenza e una méta da raggiungere con trepidazione e curiosità.
Il viaggio è piacevole. Accanto a me alcuni amici con cui chiacchiero e scatto foto di un paesaggio incredibilmente bello che vedo per la prima volta.

Non ricordo di esserci mai stata prima a Corleone. Forse l'ho attraversata in fretta solo una volta; in compenso, i miei studenti stranieri - a cui insegno la lingua italiana - me ne parlano sempre. Loro ci vanno perché ne hanno sentito parlare: Corleone è un mito, un mito forse al contrario, ma pur sempre un luogo mitico che evoca strani pensieri e strane storie, oltre che curiosità.
Oggi, però, a Corleone si respira un aria festosa. Arrivati a destinazione, la piazza Falcone e Borsellino è già pronta per la conferenza che Prem Rawat terrà alle 19.



Prem Rawat riceverà oggi dal sindaco di questa piccola cittadina dell'entroterra siciliano, Nino Jannazzo, la cittadinanza onoraria. Per me, siciliana di nascita ma cittadina del mondo, è una sensazione particolarissima: conosco
Prem Rawat e i suoi insegnamenti da 15 anni e mi sono sempre spostata io da qualche parte nel mondo per sentirlo parlare di persona. Oggi è lui qui, nella terra in cui sono nata, ed è una cosa che stento a credere: evidentemente, la Sicilia - e Prem Rawat - hanno ancora la capacità di stupirmi! Forse ho anch'io una piccola parte in tutto questo: forse lo stupore di oggi dipende in buona parte anche da me, che sono ancora capace di stupirmi.

ore 18.00
E' presto per restare nella piazza sotto il sole ancora alto. Decidiamo di fare un giro in paese. E' duro percorrere il breve tratto che ci separa dalla piazza del Municipio: ad ogni passo, facce che conosciamo, amici che io non vedo da anni, e che sono qui oggi per ascoltare un messaggio che dice al mondo quanto sia possibile realizzare la pace; anche in questa piccola cittadina tristemente famosa per qualcosa che è tutto il contrario della pace, ma il cui nome dolcissimo evoca amore e coraggio: cuor di leone.


Portale del Municipio di Corleone: un leone tiene in mano un cuore

ore 18.30
Nella piazza antistante del Municipio, una trentina di persone convenute lì come noi, con fare discreto e in un silenzio quasi inverosimile, attendono che arrivi Prem Rawat. Intanto guardano, chiacchierano con la gente del posto, fanno conoscenza con loro.
In un punto della piazza, il busto di
Placido Rizzotto, il sindacalista corleonese ucciso dalla mafia, sembra vegliare e attendere anche lui. Incollata all'effige di bronzo, un foglietto scritto a mano dice: Dedicato a Placido Rizzotto. La mafia, usata ormai come stereotipo per tutta l'Italia sembra diventata invincibile e indistruttibile, una multinazionale del crimine. Di persone che l'hanno combattuta ce ne sono state tante, e ce l'avrebbe se fossero state aiutate dalle istituzioni ma, come dicono alcuni, è più importante la poltrona di un politico che una vita umana. Ci sono stati uomini che hanno lasciato un segno, come Placido Rizzotto. Lui ha dato la sua vita per togliere il marcio che la mafia ha lasciato passo dopo passo. Ha combattutto per i diritti dei contadini che subirono violenze dai mafiosi, perché la mafia non è un datore di lavoro onesto come molti sostengono, ma è solo una fonte di violenza contro l'onestà."


Finalmente arriva Prem Rawat:

E' la prima volta che lo vedo arrivare ad una conferenza da così vicino. L'emozione è forte, come quella che ho provato al Teatro Massimo due giorni prima, quando ha fatto ingresso nel teatro in occasione della prima delle due conferenze dallo stesso titolo, le prime in assoluto che Prem Rawat abbia mai tenuto in Sicilia e in tutto il Sud d'Italia.
Sentirlo parlare mi dà sempre una certa emozione: non ho mai sentito un altro essere umano parlare negli stessi termini in cui parla Prem Rawat, sin dal primo momento, con la stessa semplicità e, allo stesso tempo, con la stessa forza e coerenza. Aderisco pienamente ad ogni suo pensiero, non ciecamente né con spirito di emulazione: mi reputo una persona sufficientemente intelligente e capace di pensare con la mia testa per avere paura di essere daccordo con i suoi insegnamenti e il suo modo di intendere la vita. E riconosco che averlo conosciuto mi ha permesso di ri-conoscere e godere pienamente della mia esistenza.
Non nascondo che mi piacerebbe poter entrare nell'edificio insieme a lui; non nascondo che mi piacerebbe sentirlo parlare, vedere cosa succede là dentro. E, in effetti, di tanto in tanto, si sentono degli applausi. Noi, intanto, continuiamo ad aspettare... in silenzio.
Ma ecco scendere Pino Maniaci, il giornalista e fondatore di Telejato balzato recentemente agli onori della cronaca per essere stato picchiato a causa delle denunce fatte ad alcuni boss mafiosi di Partinico



Questo video su Youtube contiene un'intervista a Pino Maniaci
Questo video su Arcoiris racconta alcuni pezzi della vita di Telejato

Io non conosco Pino personalmente, ma quando lo vedo, mi avvicino immediatamente, quasi d'istinto, e gli chiedo se l'intervista al consigliere comunale di Corleone Giuseppe Cardella, andata in onda qualche minuto prima in piazza Falcone e Borsellino, sia già disponibile on-line sul sito di Telejato. Pino è molto gentile ed affabile; scambiamo velocemente quattro chiacchiere, poi mi conduce insieme a lui, sua moglie e sua figlia Letizia a prendere un caffè al bar di fronte. Io tentenno: non vorrei perdermi l'uscita di Prem Rawat. Lui, sicuro di sé, mi assicura che per adesso non verrà fuori nessuno e che, se voglio, posso salire poi insieme a loro. Questo, decisamente, non me l'aspettavo! Quasi quasi accetterei... ma non darò fastidio? Se vuoi fargli un'intervista, posso tradurre. Prem Rawat parla inglese, gli propongo io, quasi per dare a me stessa una giustificazione della mia presenza in quel luogo in cui non sono stata invitata.
Prendiamo il caffé. Gli racconto quello che faccio nella vita; lui mi chiede se so dell'iniziativa
Siamo tutti Pino Maniaci e mi chiede se non mi andrebbe di leggere anch'io un telegiornale di Telejato, come stanno già facendo tante persone - tra cui noti esponenti politici, di associazioni anti-racket come LiberoFuturo e Addiopizzo, e della società civile - per solidarietà nei suoi confronti.
Prima di andare su per le scale del Municipio, il cuore mi batte forte. So che gli amici della piazza mi stanno guardando e, forse, si stanno domandando dove diavolo io stia andando con quell'uomo... Per la verità, mi sento un pò frastornata anch'io... Sono un'intrusa...
Poi, improvvisamente, penso: Io, un'intrusa? E perché mai dovrei sentirmi un'intrusa? Sono qui nella mia terra, e forse per la prima volta nella mia vita, mi sento siciliana... Nessuno dei miei amici nella piazza, forse, conosce Pino Maniaci. Io sì, perché sono siciliana, come lui. E come lui vivo su questa terra, ne respiro l'aria ogni giorno, ne ascolto gli echi riverberare intorno a me ogni giorno... Io, un'intrusa? Per la prima volta in vita mia - giuro - mi sento siciliana. Grazie Prem Rawat, perché oggi la cittadinanza l'hai data tu a me...

ore 19.30 circa
Dopo aver tenuto un breve ma intenso discorso nella sala del consiglio comunale di Corleone allo stesso consiglio, ad atri 4-5 sindaci di cittadine limitrofe invitati per l'occasione, rappresentanti della stampa e qualche altro ospite, Prem Rawat viene accompagnato in corteo in piazza Falcone e Borsellino, dove già lo stanno aspettando in tantissimi.


Prem Rawat, cittadino onorario di Corleone, diventa siciliano (come me;-)

Alcuni estratti del discorso tenuto da Prem Rawat in piazza Falcone e Borsellino (e da me stessa appuntati)

Grazie Capitano: attendo anch'io di sentirLa parlare, Capitano, perché accenda ancora quella lampada che ha acceso al Teatro Massimo. E La ringrazio anche di aver parlato prima di tutto all'uomo Nino Jannazzo. (Antonio Jannazzo, sindaco di Corleone)

Credo che Corleone debba smettere di fare riferimento al passato e, da oggi, guardarsi come la città che ha accettato la Pace.

Che cosa praticate di più? Perché è nella cosa che praticate di più che diventerete veramente abili. Sta a voi. A noi, la scelta. Io non sono venuto qui da leader, ma come essere umano che ha la stessa vostra sete, il vostro stesso sogno. Noi, la gente, le persone, possiamo fare la differenza sulla Pace in questo mondo. Abbiamo fatto affidamento sulle istituzioni. Ma sentire la Pace dentro di noi, questa è una questione "nostra", non delle istituzioni.

La buona notizia è che nel 2008 il desiderio di Pace non è morto.

Cos'è la Pace? Assenza di guerra? A differenze delle nuvole che sono originate da qualcos'altro, le guerre, da cosa sono originate? Dagli esseri umani.

La guerra non è soltanto un uomo con la pistola... è nella mente delle persone. Si pensa che basti eliminare le armi. E invece: che cosa ci vuole? Gentilezza.

C'è un detto: se sei forte, dovresti anche essere gentile. Se sei intelligente, dovresti anche essere semplice. Se sei ricco, dovresti anche essere umile.

Guardate verso voi stessi, non soltanto per cercare delle colpe, ma anche delle risposte. Se cerchi la Pace, guarda dentro te stesso, perché essa risiede dentro di te... Semplicemente, comincia a pensare. Just start to think. L'atteggiamento che deve cambiare è: LA PACE E' POSSIBILE OPPURE NO? Io non posso rispondere per voi; io, per me, ho già deciso. Quando tornerete a casa, forse penserete: "Uhm... La Pace? Dentro di me?!?!" Rifletteteci.

Tutto ciò di cui abbiamo bisogno, ci è già stato dato. Sono coloro che credono, non coloro che non credono, che fanno la differenza. Come la luce ed il buio: l'una appare e l'altro sparisce.

Anche i prigionieri chiusi in una prigione possono sentire la Pace di cui io parlo. C'è una dimensione dentro di noi che è molto di più di ciò che appare all'esterno.

Corleone: la città che ha portato la Pace nel cuore

Per saperne di più su Prem Rawat e la Fondazione che porta il suo nome

Per altri articoli sulla manifestazione di Corleone

Una breve cronaca della manifestazione in spagnolo

Articolo su Dialogos, sezione ARCI di Corleone

Questa triste deriva, quest´inverno italiano che avanza. Oggi inizia l´estate. Evviva.

Roma - C´è pure la televisione, per raccontare come la gioventù romana si diverte a Trastevere il venerdì sera. L´ora dell´aperitivo. Le vie attorno a piazza Trilussa gremite di persone.. Cinque o sei bancarelle di venditori ambulanti. Un ragazzo ha appena regalato un paio di orecchini alla sua fidanzata. Le sirene della polizia colgono tutti di sorpresa. Non è un semplice controllo: tre macchine e una camionetta vuota che ha tutta l´impressione di dover essere riempita. È la prima operazione contro i venditori ambulanti dopo l´entrata in vigore del decreto sicurezza, che amplia i poteri per i sindaci in materia di ordine pubblico. Mi fermo ad osservare, come molti altri. Non è curiosità, la mia. È un istinto di controllo.
I poliziotti iniziano a sbaraccare i banchetti. Via la merce, raccolta sommariamente nei lenzuoli su cui era disposta. Un agente tiene un indiano stretto per il braccio, mentre dal suo viso trapela tutto, la paura, la rassegnazione, fuorché l´istinto di scappare. È ammutolito. Un donnone africano, del Togo, è invece molto più loquace. Se la prende quando l´agente raccoglie violentemente i lembi del telo a cui erano appoggiati gli orecchini e le collane che vendeva. «Fammi mettere nella borsa, almeno!» dice all´agente. «Non scappo, non ti preoccupare, ecco il mio permesso di soggiorno». «Ma perché tutto questo? - dice - non stavo facendo nulla di male». All´agente scappa un sorriso, forse un po´ amaro: «è il mio lavoro». Poi la donna incalza: «conosco la nuova legge. Ora mi fate 5.000 euro di multa. Ma perché non ci date un modo di fare questo lavoro regolarmente?» Nessuna risposta dall´agente, che se ne va e lascia il posto ad un collega, molto meno accomodante. «E muoviti, su!», dice senza accennare ad aiutarla a trasportare le sue cose. Lei, con lo stesso sorriso sul volto, chiude la valigia arancione e con le mani occupate dice «dove andiamo, di qua?», mascherando con l´orgoglio la paura che in fondo in fondo le sta crescendo. Mantiene l´ironia però, quando mi avvicino e le chiedo da dove viene. «Da Napoli, bella Napoli, vero?», e intanto, mentre mi svela le sue vere origini africane, si toglie gli orecchini: «questa bigiotteria non mi serve più, stasera».
Due metri più distante due ragazzini italiani, con il loro banchetto in tutto e per tutto uguale agli altri. Devono sbaraccare anche loro, ma gli agenti usano maniere molto più educate. Non li tengono per le braccia, non gli ammassano la merce. La ragazza raduna le poche cose che avevano in vendita. Lui è allibito, terrorizzato, e inizia a parlare nervosamente: «ve lo giuro, è la prima volta che vengo, lasciatemi andare». «Se prendiamo loro dobbiamo prendere anche voi», risponde un agente. Ma alla fine non sarà così. Il ragazzo si dispera, «sono di Roma, non posso credere che mi trattiate allo stesso modo che a quelli lì». Evidentemente è un discorso convincente. Si avvicina un signore in borghese che è lì a dirigere l´intera operazione. «Dottò, Capitano, Maresciallo, giuro che non lo farò mai più...». Si sbraccia, sembra un bambino appena messo in punizione dalla mamma. L´uomo in borghese si mostra irremovibile, ma si capisce subito che vuole solo dargli una lezione, e appena gli altri fermati - 7 persone, tutte straniere - non sono più a vista, lo lascia andare.
A operazione conclusa vado dal signore in borghese, mi presento, «sono un giornalista e ho assistito alla scena. Perché avete fermato solo gli stranieri?», chiedo. La risposta è eloquente. «Portatelo via, identificatelo, e controllate - aggiunge guardandomi negli occhi - perché ha l´alito che puzza di birra». Già, la birra che stavo bevendo prima, e che mi è andata di traverso con tutto quello che succedeva. Per fortuna non è ancora reato, comunque. Mi portano in due verso il ducato dove sono radunati gli stranieri, tenendomi strette le mani sulle braccia. Non mi era mai successo, prima, ed è una sensazione davvero sgradevole. «Questo per adesso è nell´elenco dei fermati» dice l´uomo alla mia destra, anche lui in borghese, ad un collega. Spalle alla camionetta, mani fuori dalle tasche, cellulare sequestrato. «Perché avete fermato solo gli stranieri?». L´uomo con la polo rosa, quello che mi stringeva da destra, mi risponde, anche se - dice - non sarebbe tenuto: «perché questi sono tutti irregolari». Balle, ho visto con i miei occhi la donna togolese dare il proprio permesso di soggiorno al poliziotto, prima. Ma non mi aspettavo certo una risposta veritiera. «Certo che non avevi proprio nient´altro di meglio da fare», dice con sprezzo uno degli agenti. «Ho fatto una domanda, voglio una risposta». L´uomo in rosa, che ha la mia carta d´identità e sta scandendo il mio nomeper radio si gira verso di me, «hai finito di parlare?» grida. A quanto pare anche rispondere alle domande costituisce un grave errore, e infatti un terzo poliziotto, defilato fino a poco prima si indirizza a me dicendo «guarda che a fare così peggiori solo la tua situazione». Chiedo di sapere i loro nomi e gradi, come avevo fatto già con l´uomo in borghese al principio, convinto che per legge sia un loro dovere identificarsi. Un altro poliziotto - ma quanti ne ho attorno, quattro, cinque? - mi da la sua versione della legge. «Vedi qual è la differenza, è che io posso chiederti come ti chiami e tu non puoi chiedermi niente, chi comanda sono io». Un suo collega aggiunge: «certo, se lo vuoi mettere per iscritto è diverso, ma non te lo consiglio, la cosa si farebbe piuttosto scomoda». La minaccia mancava, in effetti.
Interrompe la discussione l´uomo in rosa. «Luca!», e con la mano mi fa cenno di andare da lui. «Vuoi andare?» «Voglio una risposta alla mia domanda», insisto. «Non hai capito - si spiega - hai voglia di chiuderla qui questa storia o no?». «Non sono stupido, so quello che mi sta dicendo, ma io voglio la mia risposta». Mi accompagna lontano dal furgone, in piazza Trilussa. Davanti a me l´uomo che comanda l´operazione, quello dell´alito puzzolente. Mi chiedo se tornare da lui, ma mi rendo conto che nel gioco del muro contro muro il suo è molto più duro. Aspetto ancora in piazza, osservo l´operazione concludersi, fino all´istante i cui gli immigrati vengono caricati sul furgone che si mischia al traffico del lungotevere.
Non c´è altro da fare, questa sera, se non raccontare in giro quello che ho visto. Questa triste deriva, quest´inverno italiano che avanza. Oggi inizia l´estate. Evviva.

Luca Trinchieri
luca.trinchieri@ yahoo.it
Roma

Fonte: Quotidiano Liberazione del 21 giugno 2008